4c65ac91a5ccf5d033ee5444c42ece37%2f565x0xwidth%2f75%2fhttp%2fdata-whicdn-com%2fuloop%2fr305%2fjpg%2fimages%2f13012501%2fheartbreak-1_large Roma 1 dicembre 2016

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Psicologi, poeti, scrittori hanno versato litri di inchiostro per narrare le pene e le gioie d’amore e ci troviamo ancora oggi a desiderare di amare piu’ di ogni altra cosa. Un amore grande puo’ anche finire e non c’e’ dolore piu’ profondo che si possa provare quando si perde la persona amata, quando si vive il distacco di chi era parte di noi, della nostra vita, dei nostri pensieri.  Dare un significato alla fine di un amore e’ molto importante, perche’ consente di acquisire una chiave di lettura nuova su di se’ e sulle scelte fatte e subite e anche di evitare di trovarsi nelle medesime condizioni in futuro. Vi sono amori infelici, tossici, che non consentono di di godere del rapporto con l’altro, dove si viene abusati o piuttosto si vive una esistenza di solitudine pur stando in coppia, sospesi nella totale indifferenza emotiva o a subire continue vessazioni. Esistono forme di amore che e’ possibile definire patologico, poiche’ non sane e tra queste possiamo annoverare:

 

  1. L’amore simbiotico: e’ un rapporto che caratterizza le coppie apparentemente felici ed unite, invidiate da tutti ma a ben vedere si distinguono per un profondo stato di dipendenza reciproca, l’uno non fa nulla senza comunicarlo e condividerlo con l’altro. Questo tipo di relazione non contempla la liberta’ di essere autonomi e non sposa in alcun modo la visione secondo cui ogni individuo, per stare in coppia, deve aver sviluppato un sano grado di autonomia ed essere capace di stare da solo prima di unirsi ad un’altra persona.
  2. L’amore accudente: si caratterizza per essere un rapporto completamente sbilanciato, dove un partner si prende cura e accudisce l’altro. Il partner accudito vede in quello accudente il/la salvatore, colui o colei che lo ha preso per mano e tirato fuori da una condizione di malessere, anzi letteralmente salvato. In questa coppia si ripropone lo schema relazionale genitore/figlio, dove il partner salvatore incarna il ruolo del genitore mentre quello salvato il ruolo di figlio. Alla lunga questa tipologia di coppia si ripiega su se stessa, viene a mancare l’attrazione fisica poiche’ chi ricopre il ruolo di genitore perde il desiderio ne confronti del partner bisognoso il/la quale viene visto piu’ come un bambino da proteggere. Inoltre il rischio e’ che il partner/ genitore possa essere lasciato dal partner/figlio che potrebbe stancarsi di essere guidato, accudito e protetto continuamente.
  3. L’amore possessivo: in questo caso un partner diventa di proprieta’ dell’altro. L’uno non puo’ fare nulla senza innescare paura o rabbia nei confronti dell’altro, ogni decisione richiede di essere passata al vaglio dell’altro partner, altrimenti si scatenano profonde discussioni e rancori. Il rapporto viene intossicato poiche’ l’unico obiettivo e’ quello di controllarsi reciprocamente e non godere della vicinanza e dello scambio reciproco.
  4. L’amore competitivo: e’ quel genere di rapporto in cui uno diventa invidioso del successo professionale e personale dell’altro. Si caratterizza per una certa ammirazione nei confronti del partner, ma essendo entrambi i componenti della coppia narcisisti, passano ben preso dall’ammirazione all’invidia e alla rabbia fino a diventare acerrimi rivali l’uno dell’altro.

Perche’ un amore finisce?

 

Gli amori terminano perche’ spesso non nascono neanche, o affondano le loro radici nell’idea che abbiamo dell’altro ma che non corrisponde a realta’. Spesso si sceglie un partner per quello che si vorrebbe che fosse ma non per quello che realmente e’, sviluppando un’idea fantasiosa distanti anni luce da quello che e’. Idealizzare e’ un grosso rischio perche’ si attribuiscono in modo arbitrario al partner, caratteristiche non sue ma che invece corrispondono ad un nostro bisogno di vedere l’altro secondo schemi e modi personali.  Inoltre per vivere una relazione sana e matura e’ necessario affrancarsi dal ruolo di figlio, altrimenti si corre il rischio di ricercare nel partner la figura genitoriale, rispetto alla quale non si e’ stati in grado di recidere il cordone ombelicale che alimenta la percezione di se’ di essere ancora figli bisognosi di cure. La mancanza di autonomia dei singoli componenti della coppia, e’ un altro fattore che puo’ condurre alla fine della relazione, poiche’ si potrebbe creare una condizione di simbiosi permanente per cui un componente non riesce a prendere una decisione autonoma senza il benestare dell’altro.  La conseguenza di questo comportamento e’ che la coppia si trova a vivere una condizione di saturazione  come una stanza che si riempie di gas che non ha la possibilita’ di fuoriuscire. Per evitare tale situazione e’ importante coltivare hobby, letture, attivita’ fisica e tempo per se’ al  fine di consentire  una evoluzione personale che puo’  arricchire la coppia. Tra gli altri fattori che maggiormente contribuiscono alla fine di una relazione si annovera la scarsa o totale mancanza di comunicazione interpersonale. Molte coppie si ritrovano dopo anni a parlare esclusivamente di problemi quotidiani e hanno dimenticato di innaffiare il giardino delle loro emozioni, per cui la relazione si inaridisce fino a spegnersi. La mancanza di sincerita’ unita all’eccessivo bisogno di controllare l’altro sono due fattori che determinano il crollo della relazione. La paura di perdere l’altro o di aver bisogno di sapere cosa fa in ogni momento puo’ indurre ad assumere un comportamento di agente di polizia, controllando ogni suo movimento fino ad arrivare a soffocarlo.  Il raccontare bugie, sia piccole che grandi, e’ un tema che  caratterizza molte coppie ma che alla lunga porta a confondere la realta’ con la finzione, fino a creare un mondo parallelo e fittizio che non ha alcun punto di contatto con quello che la coppia sperimenta, creando le condizioni per estraniarsi sempre piu’ . E’ di fondamentale importanza una corretta e condivisa gestione degli spazi e degli impegni reciproci, al fine di ritagliare sempre una dimensione da dedicare esclusivamente alla coppia. Quando ci si fa prendere troppo dal lavoro, dai figli, dalla gestione della casa e da impegni accessori si toglie tempo a se’ stessi e alla coppia, rischiando di aprire un divario sempre piu’ ampio fino a spingere uno dei due partner a cercare al di fuori situazioni compensative.

 

Vi sono  tre elementi  che inficiano completamente il corretto funzionamento di una relazione di coppia sana:

 

  1. Rimanere troppo legati alla famiglia di origine : questo e’ uno dei fattori principali  che determinano la rottura di una relazione poiche’ non e’ stato reciso il cordone ombelicale che unisce ancora in modo indissolubile i genitori ai figli e non consente a questi ultimi di costruire una relazione affettiva autonoma con un partner. Diventare autonomi rispetto alla famiglia di origine non significa interrompere i rapporti ma accettare l’idea di essere ormai adulti e di avere una propria vita che prevede una gestione ed una organizzazione autonoma non piu’ riferibile alle decisioni  e scelte dei genitori. Quando non avviene questa emancipazione familiare, si continua a permanere nel ruolo di figli e non si ha la possibilita’ di diventare partner e costruire una coppia ne tantomeno diventare eventualmente genitori. Si puo’ continuare a voler bene ai propri genitori e ad aiutarli nei momenti di difficolta’ pur formando una famiglia propria.
  2. I giochi di potere : il bisogno di controllare il partner per paura di essere abbandonati, traditi o non considerati porta ad assumere atteggiamenti di controllo patologico che possono trasformarsi in un vero e proprio comportamento ossessivo. Le strategie piu’ usate per controllare il partner sono quelle di farlo sentire in colpa, disapprovare alcuni suoi comportamenti facendo riferimento a regole di comportamento personali ed arbitrarie, il mutismo unito alla rabbia trattenuta fino ad arrivare alla svalutazione.
  3. La mancanza di valori : questo punto presuppone l’avere un profondo senso di onesta’ con se stessi ed essere consapevoli dei reali bisogni che ognuno ha e di come poterli soddisfare. Se non si e’ onesti con se stessi si inganna con molta facilita’ anche il proprio partner in un clima di ambiguita’ e confusione che non consente di realizzare ne’ un disegno di coppia ne’ di soddisfare i propri bisogni.
Credo sia indispensabile considerare il fatto che l’amore tra due persone puo’ non essere eterno, per cui consiglio a tutti di essere sinceri con se stessi e con il proprio partner, e’ meglio che ogni coppia trovi le sue personali regole per affrontare le eventuali crisi piuttosto che continuare a coltivare un sogno che potrebbe infrangersi e non avere alcuno strumento per porre rimedio quando le difficolta’ prendono il sopravvento. Per salvare un rapporto bisogna saperlo riparare in due.

 

Bibliografia

 

M.C. Strocchi, La coppia che scoppia, Ed. Il punto di Incontro 2009 Rise’ , Maschio amante felice