+393474661496 Via della Frezza 44, 00186 - Roma dottmarcosalerno@gmail.com

L’empatico e il narcisista

 

Roma 24 giugno 2023

A cura del dott. Marco Salerno

 

Cos’è l’empatia? Ce lo dice l’etimologia del termine: si tratta di
una parola di origine greca che significa letteralmente “sentire
dentro”, provare, o meglio, comprendere dentro di noi le
sensazioni di qualcun altro con cui entriamo in connessione
emotiva.
È certamente una gran qualità essere empatici, sapersi mettere
nei panni degli altri, o come dicono gli anglosassoni, nelle loro
scarpe.
Ma talvolta queste scarpe non sono esattamente le più comode,
anzi.
Quando un empatico incontra un soggetto psicologicamente
narcisista tende a gestire il rapporto secondo la propria etica,
col rischio di cadere a sua volta vittima delle perniciose
manipolazioni che quell’individuo può mettere in atto.
Insomma, se da una parte l’empatia è un po’ come un dono,
dall’altra può rendere chi ne è capace una possibile preda di chi
è in grado di approfittare senza alcuno scrupolo morale
dell’apertura altrui.
Badate bene, non della debolezza, ma della generosa
comprensione che l’empatico dimostra al suo prossimo.
Dunque è sempre molto importante ricordare che, quando ci si
imbatte in un soggetto tossico, che sia un narcisista vero e
proprio o anche un co-dipendente capro espiatorio, si tratta in
entrambi i casi di individui che vogliono succhiarci delle energie:
il primo, soprattutto se covert, estremamente abile a carpire i
nostri segreti stati d’animo, che a sua volta non prova, essendo
un arido, e approfittarne per riuscire a procacciarsi la sua brava
dose di approvvigionamento narcisistico; il secondo,
tendenzialmente non un vero e proprio predatore, talvolta in
fondo anche buono, ma talmente centrato su se stesso da non

vedere altro che i suoi problemi e dunque estremamente
richiedente.
Quest’ultimo, il co-dipendente capro espiatorio, è sempre alla
spasmodica ricerca di conferme negli altri, ma non ne avrà mai
a sufficienza, così come non troverà abbastanza efficaci le
soluzioni che gli offrirà l’eventuale empatico di turno che gli avrà
generosamente prestato le sue attenzioni.
Sono i classici amici che tutti abbiamo incrociato nella vita
prima o poi, che ti parlano dei loro problemi, sottolineando in
genere vittimisticamente il crudele destino che li ha colpiti, ma
lo fanno solo per assorbire il nostro tempo, non perché
desiderino realmente che chi dà loro ascolto li aiuti ad uscire dal
tunnel in cui sono perpetuamente assorbiti.

Certamente anche il narcisista assume un comportamento che
è volto ad ottenere attenzioni, ma lo scopo che lo spinge ad
agire è sostanzialmente la manipolazione della vittima
prescelta, mentre il co-dipendente capro espiatorio non ha la
stessa consapevolezza del narcisista, è piuttosto spinto da un
reale bisogno di attenzioni, in quanto incapace di amarsi.
La questione fondamentale è in definitiva che il soggetto sano,
empatico, deve essere in grado non solo di riconoscere chi si
trova di fronte, ma soprattutto di dosare con raziocinio e cautela
(se è il caso) la propria disponibilità, anche se l’istinto sarebbe
quello di dare più del dovuto agli altri, anche quando si tratta di
soggetti tossici o potenzialmente tali, perché tende a ravvisarne
la profonda debolezza, ad avere una sorta di pietà per il vuoto
che li caratterizza.

Ma quando è necessario deve prevalere sì l’istinto, ma quello
(direi animale e atavico) di preservazione, altrimenti si rischia
seriamente di soccombere a propria volta nel gorgo delle
manipolazioni o delle sabbie mobili dell’autocommiserazione
altrui.

E inoltre è vitale sapersi imporre quando la situazione lo
richiede, per non lasciare il mondo sempre in mano ai predatori,
a coloro che senza alcuna remora aggrediscono, divorano tutti i
miti “erbivori” che intralciano il loro cammino.

A forza di voler essere sempre comprensivi, cercare di trovare
la recondita ragione della malvagità altrui, si finisce a volte
quasi per giustificarla, cosicché l’empatia verso il prossimo si
può trasformare nell’autostrada senza pedaggi per chi
viceversa impronta la propria esistenza alla prepotenza, al
raggiro, all’egoismo, alla fame insaziabile di potere.
Questo non significa assolutamente passare al “lato oscuro
della Forza” (per utilizzare una metafora cinematograficamente
celebre), ma solo porre dei limiti giusti ed equilibrati al di per sé
ammirevole desiderio di abbracciare il mondo dando tutto se
stessi.

 

Credits: www.pierandreapriolo.it

Bibliografia: Bibi Hayworth, 7 anni di buio, Amazon

I comportamenti di un narcisista psicopatico: come riconoscerli e starne alla larga

Roma 10 dicembre 2020

 

A cura del dott. Marco Salerno

 

Lo psicopatico priva la propria vittima della dignità negando quello che ha finto di
provare durante il periodo di idealizzazione ed insinua che non siete piu’ la
persona giusta. Dopo aver creato una relazione dipendente, sfrutta questo potere
per creare disperazione e desiderio fino a che il desiderio della vittima diventa un
vero e proprio incubo. Gli aguzzini emotivi generano nelle vittime un senso di
vergogna, instabilità ed inferiorità poiché sono incapaci di relazioni sane. Gli
individui tossici non riescono a controllare i loro partner, per cui demoliscono
l’autostima con lo scherno e la gelosia costruita ad arte. La vittima può avere
tendenze perfezioniste per soddisfare le aspettative dello psicopatico. In questo
modo si configura una dinamica bizzarra in cui l’aguzzino viene idealizzato benché
sia bugiardo ed infedele mentre la vittima viene svalutata, pur avendo investito
più energie in questa relazione che in qualunque altra.
Il soggetto tossico logora l’autostima fino al punto in cui la vittima e’ grata di quel
poco che riceve e si accorge dell’accaduto solo quando e’ troppo tardi. La vittima
si trova a giustificare le reazioni del partner ma ha difficoltà nel prendere atto che
e’ cambiato qualcosa nel rapporto. Si passano ore accanto al telefono, si
annullano gli impegni della giornata, lo si cerca frequentemente nella speranza di
essere ascoltati e di rigenerare l’idillio iniziale soltanto per ottenere risposte
scostanti, fino ad arrivare ad amplificare gli aspetti positivi della sua personalità
per continuare a mentire a se stessi. Nella vittima si genera un’ansia senza fine e
si è incapaci di mettervi un freno, accettando qualunque cosa pur di ricevere l’
attenzione del partner. Il suo giudizio sull’aspetto fisico diventa sempre più severo
senza farsi scrupolo a sottolinearne i presunti difetti. Lo psicopatico e’ affascinato
dai complessi legati all’esteriorità facendo complimenti saltuari per farvi aspirare
alla perfezione. L’autostima della vittima dipende dalle sue opinioni altalenanti,
per cui il suo umore diventa instabile. Oltre a sminuire in privato, l’individuo
tossico umilia anche di fronte agli amici, seppure nascondendosi dietro un intento
scherzoso fino al punto in cui gli altri si schierano a volte dalla sua parte poiché
non comprendono la gravità della situazione. Lo psicopatico non prova il minimo
rimorso quando esagera con le battute e liquida le eventuali proteste accusando
la vittima di ipersensibilità. La vittima asseconda il suo carnefice, accettando il
ruolo del partner pazzo e stupido, il cui unico scopo e’ accontentare l’amato.
Intanto lo psicopatico tiene buona la vittima attraverso l’utilizzazione di ricordi
sporadici della fase dell’idealizzazione.

Se si raggiunge il punto di rottura, lo psicopatico e’ pronto a ripiombare addosso

alla vittima con promesse di amore e affetto illimitate. Anche se non si assume mai

la responsabilità della propria condotta, queste distrazioni superficiali bastano

alla vittima per convincerla che e’ ancora la persona di cui si e’ innamorata.
Durante la relazione con il soggetto tossico nascono emozioni mai provate prima:
ansia, paranoia, gelosia e paura della perdita. Il senso di colpa si presenta nella
vittima con maggiore frequenza ogni qual volta lo psicopatico la accusa di qualche
errore che ha generato in lui rabbia e malessere. E’ un vero provocatore seriale
che identifica le persone flessibili ed accomodanti, sfrutta queste qualità
provocando senza sosta la vittima con mortificazioni e svalutazioni. La preda cerca
di evitare conflitti mostrandosi affabile e scegliendo di perdonare queste
condotte per il quieto vivere. Il provocatore si ostina a tormentarla fino a farla
esplodere e solo a quel punto si finge sorpreso e si meraviglia di quanto l’altro sia
aggressivo e volubile, costringendolo a sentirsi in colpa e a chiedere scusa. La
differenza e’ che la vittima prova rimorso, deve essere calma e tollerante
qualunque cosa accada mentre l’aguzzino non sente nulla, si sente in diritto di
fare tutto quello che gli passa per la testa. Spesso la vittima crede di comprendere
e sopportare tutti i problemi della relazione, cercando di razionalizzare e trovare
una spiegazione ai comportamenti irrazionali dello psicopatico. Nella fase iniziale
della relazione l’individuo tossico lusinga la vittima e si complimenta per i pregi e
la perfezione della vittima la quale non si oppone mai alle provocazioni dello
psicopatico. Ad un certo punto si inizia ad annoiare e l’idealizzazione perde di
valore finché le qualità della vittima diventano strumenti da usare contro di lei.
Quando lo psicopatico si sente minacciato o si annoia, usa spesso la schizofasia o
insalata di parole per distrarre la vittima. In realtà non dice nulla ma si limita a
blaterare e ad elencare affermazioni senza alcun senso. La schizofasia
comprende:

1) Le conversazioni circolari durante le quali la vittima immagina di aver risolto
un problema ma in realtà si ritrova a discutere sempre dello stesso tema
poiché lo psicopatico ignora ogni argomentazione e vuole imporre le
proprie.

2) Lo psicopatico richiama sempre gli errori passati della vittima ed ignora i
propri. Se viene evidenziato un suo comportamento scorretto, il soggetto
rispolvera un vecchio errore della vittima che non ha alcun nesso con la
situazione attuale.

3) Il tono condiscendente. Per tutta la conversazione lo psicopatico mantiene
un atteggiamento imperturbabile, valutando le reazioni della vittima per
vedere fino a quale punto può spingersi. Quando la vittima si arrabbia, la
critica e le dà della pazza. Lo scopo della schizofasia e’ quello di disorientare
l’interlocutore e la conversazione e’ vissuta come una competizione.

4) Accusa la vittima di cose che fa in prima persona. Durante una discussione,
lo psicopatico non si fa scrupolo ad attribuire alla vittima caratteristiche
orribili, tale comportamento non e ‘ solo una proiezione ma e’ un atto
volontario di calunnia per suscitare una reazione nella vittima.

5) Le personalità multiple. Durante la conversazione schizofasia e’ probabile
trovarsi di fronte a diverse personalità che userà in funzione delle reazioni
della vittima. Fa leva sul senso di colpa, la lusinga, la seduce, la svaluta, a
seconda delle reazioni della vittima.

6) L’eterna vittima. I tradimenti e le menzogne dello psicopatico devono
essere compresi, vuole essere compatito e compreso poiché c’e’ sempre
una ragione e una giustificazione per i suoi comportamenti. L’individuo
tossico fa la vittima ma l’unico ad essere maltrattato e’ la vittima.

7) Iniziare a spiegare le emozioni umane fondamentali. La vittima si trova nella
condizione di spiegare concetti come empatia e gentilezza, ma questi non
attecchiscono nella mente dello psicopatico. La domanda più frequente che
la vittima si pone e’ che se lo psicopatico capisse come si sente la vittima
non si comporterebbe in quel modo ma non e’ così. Nella fase iniziale della
relazione appare buono e gentile ma non sente tali emozioni per cui si
annoia con facilità.

8) Le giustificazioni. Lo psicopatico non riconosce di fare brutte figure e non
accetta critiche, snocciola più giustificazioni che promesse. Le azioni non
corrispondono mai alle parole, e quelle volte che accade questo sembra
essere un miracolo.

9) Conversazioni che prosciugano. E’ possibile passare ore a discutere e a
rimuginare sulla discussione. La vittima arriva al punto di esaurire l’energia
emotiva e non riesce più a concludere nulla, passa in rassegna
argomentazioni per capire cosa e’ accaduto e sente il bisogno di difendersi
in una condizione di perenne allerta. Cerca una soluzione diplomatica che
distribuisca equamente le colpe e dia ad entrambi, vittima e psicopatico, di
scusarsi e fare pace ma alla fine la vittima e’ l’unica a chiedere scusa.