Roma 11 febbraio 2023

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta

 

Se è vero che alcune caratteristiche sono comuni pressoché a tutti i
narcisisti patologici, a cominciare dall’origine di questo disturbo, in
genere identificabile in una carenza affettiva da parte dei genitori
durante l’infanzia, che ingenera in età adulta in questi soggetti uno
spasmodico bisogno di essere al centro dell’attenzione, è altrettanto
dimostrato che ne esistono distinte tipologie, oggetto di una sorta di
classificazione operata dagli studiosi.
Due di questi, Paul Winck e Robin Stern, hanno suddiviso i narcisisti,
rispettivamente, in due tipologie il primo e in tre classificazioni il
secondo.

Per Winck gli individui affetti da narcisismo patologico possono essere
identificati sostanzialmente in estroversi (overt) ed introversi (covert).
Gli overt si riconoscono dall’elevata (almeno apparentemente) stima di
sé, dall’ostentato senso di superiorità, che comporta a sua volta il non
aver bisogno di nessuno, il non voler dipendere da nessuno, dalla
svalutazione del prossimo, dall’intolleranza nei confronti di qualsivoglia
critica venga loro rivolta, e di conseguenza dalla mancanza totale di
autocritica, dalla freddezza nelle relazioni affettive ed amorose, dal
desiderio di trovarsi sempre sotto i riflettori, dall’ambizione in ambito
lavorativo e non solo, perché il successo rappresenta uno degli scopi
precipui della loro esistenza, in quanto certificazione sociale della loro
superiorità, affermazione per il raggiungimento della quale non saranno
peraltro mai disposti a riconoscere l’eventuale ausilio di soggetti esterni.
Guai a mettere in discussione la pur minima e insignificante delle loro
azioni, e men che meno a scalfire la corazza di apparente invincibilità
che costoro indossano! Non si verrà mai perdonati per questo atto di
lesa maestà, perché verrà percepito come un tentativo di mettere a
nudo quella fragilità di fondo che sta alla base del narcisismo.
Questi individui non conoscono il concetto di resilienza, quella capacità
di rialzarsi dopo le sconfitte, di reagire e superare gli ostacoli che la vita
generalmente frappone alle aspirazioni e alle ambizioni di ognuno di
noi.
Al narcisista tutto è dovuto, costi quel che costi niente e nessuno deve
osare mettere in mezzo fra lui (o lei) e i suoi obiettivi.

Essi non hanno nessun interesse per i bisogni altrui, e anche in una
semplice conversazione tenderanno sempre a prevaricare il proprio
interlocutore, a non farlo parlare, a interromperlo cambiando discorso,
incuranti del naturale bisogno umano di essere ascoltati.
Tutti coloro che dovessero avere la ventura (o meglio, la sventura) di
imbattersi in soggetti simili, dovrebbero avvertire quella sensazione di
vuoto che si crea in loro presenza o compagnia: ci si dovrebbe
immediatamente sentire soli, di fronte a un muro su cui ogni nostra
parola, richiesta, necessità, rimbalza e ci torna indietro.
Col narcisista non si passa, mentre lui (o lei) da noi pretenderanno
sempre comprensione, accoglimento, accudimento.
Sempre secondo Paul Winck, esiste un’altra tipologia di narcisista,
apparentemente uguale e contraria a quella testé illustrata, ovvero il
tipo covert.
L’introverso è più difficilmente individuabile rispetto al precedente,
perché appunto più nascosto, almeno all’inizio.
Potrebbe quasi apparire più fragile, anche se nel prosieguo della
relazione da questa falsa debolezza cercherà di trarre vantaggio, tanto
quanto dalla propria ipertrofica sicumera fa il narcisista estroverso.
Il covert sembra avere sempre paura di fallire, non si arrischia mai in
imprese che possano minimamente condurlo all’insuccesso, non
dimentica mai il passato, del quale ama apparire vittima, per indurre il
prossimo ad avere pietà di lui e di conseguenza a perdonargli le
intemperanze e la mancanza di attenzioni verso i bisogni degli altri.
Ovviamente non è possibile attribuirgli mai la responsabilità e men che
mai la colpa di alcunché, mentre l’ansia lo divora per l’incapacità che
dimostra nel gestire gli eventi della vita.
È dunque un individuo subdolo, che utilizza una maschera da indifeso
per succhiare energia a chi cade nella sua trappola, in genere soggetti
bisognosi d’amore e attenzioni, ma ingenuamente convinti di poterle
ottenere sacrificandosi nell’accudimento degli altri, anche quando si
rivelino dei perfetti parassiti, totalmente indifferenti e irriconoscenti.

Robin Stern ha invece classificato i narcisisti in tre tipologie.
L’intimidatore si caratterizza per le modalità aggressive del suo agire, in
primis nella comunicazione, tipicamente rabbiosa e offensiva, attraverso
la quale opera una sistematica svalutazione del partner o di chiunque
osi metterlo in discussione, alternata a glaciali silenzi che hanno lo

scopo di indurre nella vittima il dubbio di essere i responsabili
dell’eventuale (parziale e tattico) allontanamento del manipolatore, che
a sua volta sa che, pur di porre termine a questa sorta di guerra fredda,
la sua vittima si addosserà ogni colpa e si presterà, più docile di prima,
ad ulteriori abusi.
Il tipo seduttore si presenta come l’amico o il partner ideale, sulle prime
attento e disponibile nei riguardi dell’altro (o dell’altra), l’uomo (o la
donna) dei sogni.
Ma si dovrebbe sempre diffidare di ciò che appare troppo perfetto per
essere vero, perché in genere non lo è. E infatti, il narcisista seduttore,
non appena viene scoperto nel suo gioco fasullo, si rivolta contro chi lo
ha smascherato e lo taccia ferocemente di ingratitudine, scatenandogli
addosso tutta la sua carica emotiva ferita e vendicativa.

Più subdolo, alla pari del covert identificato da Winck, è il passivo-
aggressivo, un tipo di narcisista dal comportamento abilmente

manipolatorio: sulle prime gentile, a modo, incline a promettere di tutto,
per poi non mantenere assolutamente nulla.
E come tutti gli altri generi di narcisisti, pronto a diventare minaccioso e
intimidatorio, non appena le sue vittime si oppongano ai suoi obiettivi o
ne mettano in discussione i comportamenti.

 

Credits www.pierandreapriolo.it