Roma 06/02/2018

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

I cambiamenti economici, sociali, culturali e  tecnologici hanno pesantemente influito sulla formazione delle nuove generazioni, soprattutto quelle di sesso maschile le quali non hanno  guide adeguate per affrontare le incalzanti richieste dell’ambiente in cui vivono per essere motivati a raggiungere  i propri obiettivi. Per identificare meglio questo dilagante fenomeno, secondo cui i giovani maschi hanno difficolta’ nel definire il loro percorso di vita da un punto di vista accademico, sociale e sessuale, devono essere prese in considerazioni piu’ variabili tra cui i fattori personali, situazionali e sistemici. Timidezza crescente, paura del confronto, ansia da prestazione, mancanza di figure genitoriali, tra cui in special modo quella paterna, accesso incondizionato alla pornografia on line,  un sistema sociale che tende a riconoscere le esigenze delle donne e meno quelle degli uomini, le variazioni  biofisiologiche come la riduzione del testosterone e l’aumento degli estrogeni, l’influenza dei social media e la mancata corrispondenza tra posti di lavoro e iter formativi adeguati, sono fattori che stanno condizionando pesantemente molti giovani uomini nel maturare le competenze sociali di base. Le minori opportunita’ lavorative rappresentano un problema per entrambi i generi ma le giovani donne sono piu’ determinate nel ricercare l’autonomia finanziaria e meno propense a trovare un partner maschile di status simile al proprio,  creando in questo modo ulteriori sfide relazionali per gli uomini. Mentre per le donne vi e’ la possibilita’ di scegliere tra un ventaglio di opzioni sociali, per gli uomini le alternative socialmente accettabili sono abbastanza limitate e circoscritte all’essere o un guerriero/uomo in carriera o capofamiglia. Tutti i nuovi ruoli minacciano il tradizionale concetto di mascolinita’ e il maschio che li prende in considerazione ottiene meno attenzione e minori opportunita’ sociali e affettive con il genere femminile, il quale nel suo processo di affermazione ed emancipazione prende in prestito a volte modelli maschili rispetto ai quali l’uomo e’ disorientato. In questo contesto dai confini poco definiti, il mondo digitale contribuisce a creare una crescente confusione nella percezione della propria identita’ e della realta’ circostante.  La pornografia (mondo digitale), che non e’ un problema per chi ha maturato una propria esperienza sessuale, costituisce invece per i giovani uomini un vero problema poiche’ questi maturano un senso della sessualita’ attraverso il mondo virtuale e non con persone reali. Di conseguenza maturano una visione alterata del sesso e dell’intimita’ e una significativa  difficolta’ a vivere un incontro con un partner reale. Il contatto sessuale puo’ essere vissuto come una esperienza ansiogena poiche’ richiede capacita’ di comunicazione, un coinvolgimento del corpo stimolato dalla presenza di un altro individuo e l’ascolto di esigenze sessuali e romantiche differenti dalle proprie. Il fisiologo G. Wilson ha dimostrato che quando giovani uomini hanno rinunciato all’uso del porno on line si e’ notevolmente ridotta in loro l’ansia sociale, hanno raggiunto maggiore concentrazione, la depressione e’  diminuita ed e’ aumentata la capacita’ di interagire con le donne. La timidezza e’ una componente fondamentale nel contribuire all’isolamento che molti giovani si auto impongono, spingendoli a rifugiarsi nel mondo virtuale il quale a sua volta alimenta in una dinamica a spirale la timidezza. La paura del rifiuto sociale e’  aumentata a causa della tecnologia digitale che  riduce notevolmente le opportunita’ di interazione sociale, rinforzando continuamente l’isolamento, che non viene neanche riconosciuto a causa dell’assenza di relazioni sociali.  La timidezza attuale non coincide con la paura del rifiuto ma con il disagio sociale che comporta il non sapere cosa fare, come e quando. Questa mancanza di codici sociali condivisi si ripercuote anche sulle relazioni uomo/donna, traducendosi o nel ritiro o nell’incapacita’ di decodificare la modalita’ comunicativa dell’altro/a.

Quali sono le condizioni sociali e ambientali degli ultimi decenni che hanno influenzato negativamente la crescita dei maschi odierni?

 

Vi e’ stata una modificazione radicale della societa’ che nel passato era caratterizzata da gruppi multi generazionali, per cui i giovani avevano la possibilita’ di stabilire relazioni di qualita’ con un numero cospicuo di adulti, sia in famiglia sia all’esterno. Oggi la dimensione della famiglia si e’ ridotta, sono quasi scomparse le famiglie allargate e il ciclo di vita familiare e’ abbastanza breve come si puo’ evincere dal crescente numero di divorzi e dalla durata media dei matrimoni. La conseguenza di questi cambiamenti sociali e’ un assottigliarsi della ricchezza relazionale e l’aumento dell’incapacita’ di prendersi cura degli altri e di comprendere i loro bisogni.  Inoltre la capacita’ di un individuo di reagire alle situazioni di stress e’ significativamente diminuita. Questa attitudine e’ determinata dall’esperienza positiva di avere genitori in grado di contenere e regolare il livello di stress dei figli fino a quando  non sono in grado di farlo in modo autonomo. Con il cambiamento delle esigenze moderne, lo stress a cui sono sottoposti i genitori impedisce loro di fornire adeguato sostegno e nutrimento ai figli.  Come precedentemente affermato, il crescente numero dei divorzi e’  indicativo della breve durata delle relazioni di coppia ma cio’ che influenza negativamente i figli non e’ il divorzio in se’, quanto piuttosto il modo con cui i genitori gestiscono queste situazioni. Spesso i bambini,  futuri uomini e donne adulte, non sviluppano fiducia nelle relazioni perche’ i loro genitori diventano emotivamente instabili e irrazionali, reagendo a volte con violenza. Essere testimoni di litigi, di scontri e di umiliazioni tra i genitori  non consente ai figli di maturare un’idea positiva della relazione tra partner, crescono con scarsi modelli di fiducia e di affidabilita’, secondo cui le relazioni monogame di lungo termine sono piu’ una limitazione all’indipendenza e alla liberta’ poiche’ costano troppo impegno.

 

Padri assenti o genitori elicottero?

 

Uno degli elementi fondamentali per i giovani che si apprestano ad entrare nella vita adulta e’ avere un maschio adulto vicino e godere della sua presenza, per essere guidati e sentirsi amati per come sono ma allo stesso tempo responsabilizzati delle loro azioni. Quando i bambini hanno vicino modelli maschili positivi, sono piu’ aperti all’esterno e fiduciosi nelle persone, si sentono contenuti durante l’adolescenza ed imparano a comportarsi in modo corretto. I social network sono diventati il surrogato delle relazioni intime, creano l’illusione di essere contornati da una pletora di persone che in realta’ sono solo contatti virtuali o nella migliore delle ipotesi, fugaci e di poco spessore emotivo. Quello che manca loro e’ l’esperienza di persone che ci siano quando sono giu’ di morale e che possono comprendere i loro bisogni quando chiedono aiuto. L’assenza di modelli maschili positivi implica che i giovani maschi non sanno quale sia il comportamento maschile accettabile e quindi non sono in grado di sviluppare modalita’ di relazioni sane ed equilibrate sia con il sesso femminile sia a livello sociale allargato. Rispetto alle figure di genitori assenti esiste una tipologia definita “genitori elicottero”, i quali si contraddistinguono per essere diffidenti verso l’ambiente esterno poiche’ non vogliono cedere il controllo dei loro figli per consentire loro di crescere, trovare soluzioni e affrontare le difficolta’. Questi genitori si librano sopra i loro figli nell’intento di proteggerli dall’infelicita’ ma allo stesso tempo li derubano della felicita’ che potrebbero avere una volta diventati adulti. Pur essendo mossi da buone intenzioni, la continua sorveglianza impedisce ai figli di diventare autonomi ed indipendenti e di imparare dagli errori. Come ha affermato lo psicologo P. Zimbardo, “una vita senza fallimento e’ una vita senza assunzione di rischi, per cui si propende per la cosa piu’ sicura e non per la cosa migliore”. Questo modello educativo spinge sempre piu’ i giovani uomini (e donne) a chiudersi in un mondo virtuale dove i contatti sono ridotti al minimo, i rischi annullati e la probabilita’ di fallire e’ assente. I ricercatori  J. Bailenson e N. Yee hanno definito questo fenomeno come “Effetto Proteus”, secondo cui chi abusa del mondo virtuale tende ad adattare il proprio comportamento nella vita reale a quella del mondo digitale. Si tende a creare o rinforzare l’ipertrofia dell’ego che si scontra con le richieste della realta’ e a manipolare il modo in cui una persona pensa. Il virtuale diventa interscambiale con il reale,  fino a quando il virtuale diventa piu’ gratificante del reale.

 

Realta’ vs virtuale, quale prevale?

 

Il dilagare del mondo digitale ha generato un ego ipertrofico che domina in modo assoluto la societa’ e condiziona anche le nostre auto percezioni. La conseguenza e’ una completa dissociazione dalla realta’ effettiva che determina, come ha affermato P. Zimbardo, una totale confusione tra il comfort e la felicita’, preferendo la familiarita’ alla verita’ (cit.). L’evitamento della realta’  attraverso il rifugiarsi nel virtuale e nel proprio ego, ha pervaso  ogni aspetto della vita quotidiana, determinando la percezione di una realta’ confusa e insoddisfacente, colma di ideali e principi distorti. Si e’ creata l’illusione che ognuno puo’ essere o diventare cio’ che vuole ma si trascurano le pressioni a cui si e’ sottoposti che non consentono di raggiungere gli obiettivi prefissati . Ed e’ proprio il confronto violento tra ideale e reale che determina l’insorgere di disturbi quali l’ansia, depressione o adhd. P.Zimbardo descrive in modo efficace la  solitudine dell’io e l’espansione  ipertrofica dell’ego dicendo “…e’ facile non considerare  e disprezzare tutto quello che non riguarda i nostri bisogni individuali o che non risponde velocemente alle nostre esigenze. Ma c’e’ di piu’: la sensazione di disagio che accompagna ogni momento  in cui non abbiamo il viso incollato su un dispositivo esterno. Non si tratta di solitudine, E’ qualcosa come un prurito che non possiamo grattare. Sappiamo che possiamo fermarci e sederci a parlare con noi stessi se davvero lo vogliamo o risolvere qualunque problema, ma non vogliamo avere il disturbo di capirlo o di trovare la soluzione. Cosi’ ci lamentiamo o respingiamo tutto cio’ che causa la sensazione di disagio. Questo e’ cio’ che chiamiamo problemi del “primo mondo””. Perche’ per un uomo e’ difficile esprime le proprie emozioni?

 

Ai maschi e’ sempre stato insegnato di soffocare la parte piu’ sensibile di loro stessi al fine di dimostrare di essere in grado di affrontare da soli ogni genere di difficolta’. Il presupposto e’ che per essere maschio non si deve chiedere aiuto ed esprimere quello che si sente ma agire.  Di conseguenza l’intimita’ e la capacita’ di relazionarsi sono vissute dal maschio adulto spesso come un’ostacolo da superare e non come una condizione in cui esprimere e vivere le proprie emozioni. Il messaggio che viene loro dato e’ che se esprimono cio’ che sentono e’ sbagliato, per cui i maschi imparano in giovane eta’ a trattenersi o a cambiare la propria esperienza emotiva interna. Questo influisce sui rapporti personali e la persona non si sente mai abbastanza sicura su cosa sia o su cosa voglia essere. Comincia cosi’ a recitare un copione che non ha alcuna vera profondita’, per cui quando un uomo vivra’ una situazione emotivamente coinvolgente  non sapra’ come aprirsi. E spesso tendera’ a rifugiarsi nel sesso, unico posto dove immagina di poter sperimentare un contatto intimo positivo. Bibliografia:
  1. Zimbardo, N.D. Coulombe, Maschi in difficolta’. Franco Angeli 2017
  2. Zimbardo, N.D. Coulombe, Man interrupted, Red Wheel 2016