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Corsi e master aiutano ma non risolvono: “Meglio puntare a stage e tirocinii”

“Corsi e master aiutano ma non risolvono: Meglio puntare a stage e tirocinii”

Articolo scritto per “Affari italiani” il 17/09/2012   http://alturl.com/hwjzm

a cura del Dott. Marco Salerno

La carenza cronica di lavoro è diventata la piaga del XXI secolo, una folla immensa di persone lo cerca in ogni modo e senza sosta con risultati sempre meno incoraggianti. L’errore principale commesso da molti è che, prima di intraprendere questo viaggio, spesso non verificano se sono dotati di tutti i requisiti necessari per affrontarlo e non hanno piena consapevolezza se sono tagliati per una determinata professione.

Lavoro, la buona volontà non basta più: la parola d’ordine è tornare ad imparare

Lavoro, la buona volontà non basta più: la parola d’ordine è tornare ad imparare

10/09/2012

A cura del Dott. Marco Salerno, Psicologo Psicoterapeuta a Roma

(Articolo scritto per www.affaritaliani.it il 10/09/12; http://url2it.com/pobm )

La ricerca di un impiego è diventata un vero ”lavoro” anzi, un’impresa dagli esiti non sempre certi. Proprio per questa ragione, l’idea più diffusa è che qualunque occupazione che garantisca uno stipendio minimo per vivere, è accettabile.
La realtà dei fatti ci dice però che in Italia il 20% dei posti di lavoro disponibili non è stato ricoperto per mancanza di talenti idonei a svolgere determinate professioni. In altre parole, l’incessante ricerca di lavoro non è né mirata né sostenuta da una adeguata formazione professionale e, non ultimo, è sempre più diffuso un atteggiamento di autocommiserazione che non consente di analizzare correttamente cosa richiede il mercato.
La conseguenza è che ci sono dei profili professionali molto richiesti per i quali non esistono persone adeguatamente preparate. Insomma, il vecchio adagio secondo cui basta la buona volontà per trovare un lavoro o il titolo di studio non funziona più.
E’ fondamentale entrare nell’ottica che un lavoro non vale l’altro ma riconoscere che siamo tagliati per alcuni tipi di professione e non per altri in base alle nostre attitudini, alla formazione e all’esperienza maturata. Inoltre chi cerca lavoro deve adattarsi alle richieste del mercato e non viceversa. Questa nuova condizione potrebbe mettere in discussione la professionalità acquisita qualora non venga più richiesta e imporre di svilupparne una nuova o di aggiornarla quando necessario.
Fissarsi su una sola tipologia di lavoro e non rivedere le proprie scelte professionali impedisce di prendere in considerazione nuove opportunità ed equivale a condannare se stessi o ad una lunga attesa se non ad una disoccupazione permanente. Non si è mai troppo vecchi per imparare un nuovo mestiere.
Una buona dose di determinazione e di volontà è il prerequisito fondamentale per trovare lavoro. Gettare la spugna è diventato un atteggiamento abbastanza frequente, basti pensare che piu’ dell’11% della popolazione italiana disoccupata non lo cerca più.

E’ comprensibile una certa dose di sfiducia, la quale però non aiuta ad affrontare in alcun modo la situazione attuale anzi fa precipitare ancora più in basso l’umore di chi il lavoro ancora non lo ha e neanche lo cerca. Non dimentichiamoci che uno dei requisiti principali richiesti da un datore di lavoro è la motivazione a ricoprire il posto per cui ci si candida. Anche se può sembrare assurdo il bisogno di uno stipendio non è considerato l’unica ragione accettabile per assumere una persona. Il potenziale datore vuole capire se chi si mette in casa è realmente interessato a quella determinata posizione, quanto è propenso ad apprendere e a crescere nel suo percorso professionale. In particolare, un atteggiamento umile e smaliziato allo stesso tempo è percepito come un buon biglietto da visita, perché mette in evidenza non solo la disponibilità ad imparare ma anche una sana ambizione e dedizione al lavoro.

 

“Lavoro, dove e come è fondamentale” Il primo passo è l’identikit personale

“Lavoro, dove e come è fondamentale” Il primo passo è l’identikit personale 

03/09/2012

A cura del Dott. Marco Salerno, Psicologo Psicoterapeuta a Roma

(Articolo scritto per www.affaritaliani.it il 03/09/12; http://url2it.com/pobk )

Il messaggio che imperversa ormai su tutti i mezzi di comunicazione è che il lavoro non c’è! Disoccupazione, cassa integrazione, licenziamenti sono parole che non solo fanno parte del nostro quotidiano ma condizionano ogni nostra scelta lavorativa. Ormai non ci poniamo quasi più il problema se un lavoro può davvero interessarci, l’importane è trovarlo. Questo genere di approccio condiziona profondamente la nostra capacità di scelta professionale, determinando la percezione di un ineluttabile destino da cui è impossibile sfuggire.
In realtà c’è una via di uscita da questo circolo vizioso per trovare un lavoro gratificante dove mettere in pratica il proprio bagaglio di esperienze. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale tracciare, con consapevolezza e lungimiranza, un personale identikit professionale.

Il primo passo è fare un bilancio delle proprie conoscenze e competenze, in altre parole capire cosa abbiamo imparato fino ad oggi a scuola, all’università sul luogo di lavoro, durante il tempo libero e cosa sappiamo fare. Cerchiamo di comprendere effettivamente se per svolgere il nostro lavoro utilizziamo il bagaglio di conoscenze capitalizzato fino ad oggi. In questo modo ci renderemo conto se la professione è in linea con le attività pregresse e con gli studi oppure se non vi è alcun legame con questi. Inoltre non si deve sottovalutare alcuna esperienza, anche quelle che possono sembrare apparentemente irrilevanti e poco importanti, poiché possono rivelarsi utili per identificare il lavoro desiderato.
Successivamente è consigliabile rintracciare le migliori qualità e i valori che ci caratterizzano (preciso, attento, costante, competitivo, onesto, affidabile, ecc.) e i possibili ambiti lavorativi che ci potrebbero permettere di esprimerli. Far emergere le proprie qualità gioca un ruolo chiave nel lavoro poiché permette sia di svolgerlo correttamente sia di raggiungere una soddisfazione personale. Le persone non sono macchine che eseguono ordini ma che in ogni occasione mettono in gioco i propri valori e le proprie idee che influenzano la qualità del risultato. Questo vuol dire che sarà molto difficile appassionarsi e svolgere nel migliore dei modi i compiti assegnati se questi sono in contrasto con i propri valori.

Per completare il nostro percorso non si devono trascurare le esigenze personali in base a cui valutare il tipo di inquadramento e il tempo che si vuole dedicare al lavoro. Per cui è possibile preferire una soluzione full time o part time, un contratto flessibile o uno che dia maggiori garanzie. Più l’ambiente professionale scelto consentirà di rispettare le proprie esigenze e i valori, maggiore sarà la possibilità di svolgere correttamente il lavoro e di sentirsi soddisfatti e realizzati per i risultati raggiunti. Al termine di questa autovalutazione saremo in grado di riconoscere i contesti professionali che più si allineano con le nostre esigenze e di identificare il lavoro più adatto in funzione delle nostre capacità, attitudini e valori.